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Immagine del redattoreFederica Lampugnani

La temperatura di Parigi 2024


Le Olimpiadi di questa edizione parigina si stanno rivelando particolari sotto molti aspetti. Per la cerimonia inaugurale che ha fatto discutere, per gli spazi di gara e alloggio riservati agli atleti e per noi italiani, purtroppo, anche per certe sconfitte in discipline dove l'arbitro ha un ruolo decisamente importante. 

Ma vediamo da un punto di vista educativo che cosa possiamo osservare dai giochi olimpici ancora in corso.

Sicuramente è notevole lo spazio che ha acquisito all'interno dell'evento sportivo il contesto di rappresentanza per la propria nazione e di veicolo di immagini, concetti, politica e cultura oltre lo sport stesso.

Gli atleti agonisti, da agone lotta, sono stati solamente visti come star e personaggi famosi senza il nesso fondamentale alle loro gare e relativa preparazione che fino a lì permette di arrivare. Lo spirito olimpico può sussistere senza la strada , non a caso olimpiade è il periodo di quattro anni, che serve a prepararsi e persino qualificarsi per le olimpiadi?

Lo sport non è certamente una vetrina piuttosto è la punta di un iceberg, sia il successo o la sconfitta, che nasconde il percorso e i sacrifici che richiedono le discipline sportive

Si parla a proposito di disciplina che ci rimanda per etimologia ad un complesso di norme che regolano una vita o una collettività. Ad alti livelli lo sport regola le vite di uomini e donne che si dedicano totalmente a ciò che praticano. Ne sono influenzati quindi il tempo, le priorità, l'alimentazione, il riposo, le scelte di vita personali (se si pensa alla maternità per una donna atleta) fino alla salute e al benessere mentale.

Questo aspetto di processo e di trasformazione forse progressivamente nell'ambito sportivo nazionale, europeo e mondiale si sta spegnendo. Meno interessante? Meno emozionante? I veri campioni d'altronde provengono spesso da strade tracciate in questo modo. Non solo talento, fama e social ma storie umane che raccontano di agonismo imparato nel campo e fuori.

Nella Carta Olimpica si parla infatti di olimpismo come di una filosofia che punta a fare dello sport uno strumento per favorire cultura, istruzione e cooperazione internazionale. Allenarsi quindi è procedere, non solo con la dedizione ai propri risultati, ma crescere e spendersi nelle relazioni che il gioco e le gare propongono.

Non si sono viste infatti mai olimpiadi senza un numero elevato di volontari e volontarie che si sono presentati mettendo se stessi a disposizione per aiutare ed essere di sostegno. E questo vale ancora di più per i giochi paralimpici che non dovrebbero mai rappresentare una versione di serie b dei giochi olimpici.


Parigi quindi tra luci ed ombre sembra aver forse dimenticato le origini delle olimpiadi che nella Grecia antica erano di tale importanza da sospendere guerre e conflitti per la sacralità che trasmettevano.

Infine, sebbene sia innegabile il tentativo di ricordare la sorellanza delle donne francesi che si sono battute per l'uguaglianza della donna nella società, proprio nello sport qui in Francia si è visto come maschile e femminile siano continuamente messi in discussione.

La fluidità del genere ha dovuto necessariamente insinuarsi anche nella realtà delle olimpiadi che certamente è un terreno che non ha barriere, se non i limiti e i criteri per poter gareggiare "ad armi pari".

Sebbene abbiamo già assistito all'introduzione di eventi misti nel nuoto, nei tuffi o nell'atletica è innegabile la differenza di prestazione tra uomini e donne. Dove questo non significa inadeguatezza delle donne che , anche in questo ambito , hanno dovuto conquistare il diritto a partecipare e scendere in campo. Tuttavia è certamente differente tra i due generi la forza e la potenza, mentre aspetti come la resistenza, la tecnica o la lucidità e freddezza mentale si dispiegano - sia per uomini e donne - a seconda dell'individuo stesso.

Non ammettere questo significa voler, in un certo senso, distorcere la realtà. Il che ha portato, in questa edizione, al caso esemplare di uno scontro di pugilato non regolare. Quantomeno particolare, sebbene i requisiti per l'ammissione sono stati evidentemente superati.

L'atleta italiana Angela Carini, pugile napoletana delle Fiamme Oro, si è ritrovata ad affrontare l'algerina Imane Khelif. Immediatamente il dibattito si è aperto sull'identificazione di quest'ultima come donna o come uomo. Questo perché alla stessa venticinquenne di Tiaret è stata richiesta una verifica di requisiti per la partecipazione nel femminile. Si è parlato di un problema ormonale che presenta Imane e che comporta una maggior produzione di testosterone, questo con un'evidente aumento della massa muscolare e della forza. Tuttavia la pugile algerina non è un uomo e quindi in termini, ormai ampi e larghi, si è parlato di intersessualità.

Con tutte queste pressioni la gara è durata per l'italiana Carini meno di un minuto. In seguito ad alcuni colpi molto forti, riportati come troppo dolorosi, l'azzurra decide di abbandonare e interrompere l'incontro. Le lacrime che tutti abbiamo visto sono state certamente per il dispiacere enorme di lasciare le olimpiadi in questo modo e per il senso di ingiustizia.

Ciò nonostante utilizzare un incontro olimpico per recriminare riguardo i lesi diritti LGBTQIA+ sarebbe l'ennesimo tentativo di confondere l'inclusione con la perdita di realtà. Ogni atleta ha il diritto di gareggiare nella parità e questo vale indipendentemente da genere, razza, nazionalità, religione, età. Sostenere le donne nell'equità non significa tuttavia portarle nello scontro e nella competizione con o contro gli uomini. Questo vuol dire anche fare vera memoria degli obiettivi delle femministe delle prime due ondate (rispettivamente 1792 e 1969). Quest'ultime andrebbero evidentemente ristudiate per il caos in cui la donna, soprattutto, è caduta da tempo riguardo la sua immagine di reale emancipazione.


L'identità di genere se certamente non è monolitica è da considerarsi come un delicato tassello di ogni singola persona. Atleti inclusi. Arriveremo a gare speciali? Gare per atleti transgender come si ipotizza? Ciò che importa e sta a cuore è la questione educativa. Dove può portarci, nello sport e non solo, creare maschere e a volte coperture all'essere umano? Nelle favole quando diavoli, spiriti e il mondo magico si intromettono nella realtà qualcosa di inaspettato e a volte irrimediabile succede sempre. La storia corre e il mondo si trasmuta come il metallo che l'alchimista vuole lavorare per ottenere la pietra filosofale. Speriamo che il cambiamento non sia solo delirio e che il pensiero e la realtà stessa siano sempre le misure di riferimento per vivere il mondo, scegliendo il bene.






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