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  • Immagine del redattoreFederica Lampugnani

Il sessismo nelle favole: davvero?

Aggiornamento: 14 gen


L'intervento di Paola Cortellesi all'apertura dell'anno accademico dell'Università Luiss Guido Carli, presenta alcuni spunti interessanti altri non del tutto esatti. L'argomento: il sessismo presente nelle favole. Per esempio, l'attrice e regista romana sostiene che Biancaneve sia stata salvata dal principe solo perchè bella. Inoltre che la dolce fanciulla facesse la colf ai sette piccoli nani. Facciamo un passo indietro.

Ripartiamo dall'immaginario costruito da Walt Disney intorno al mondo fiabesco. Una serie di classici Disney ha veicolato uno scenario di favole diverse da quelle originali. Infatti le favole di Perrault, dei Fratelli Grimm, di Andersen erano destinate ad un pubblico adulto. Tramandate inizialmente per racconto orale divennero un patrimonio scritto che univa elementi di folklore popolare. Una maggiore conoscenza favolistica, avrebbe certamente potuto far menzione della donna che, in qualità di cantastorie, riferì oltre 40 storie che trovarono posto nella raccolta dei Grimm "Le fiabe del focolare". Stiamo parlando di Dorothea Viehmann, nata nel 1755 in Germania (all'epoca Sacro Romano Impero) figlia di un locandiere, riuscì a raccogliere fiabe e leggende che contadini e carrettieri di passaggio alla locanda riportavano alla sua famiglia.

Un elemento certamente che denota una luce diversa sul mondo delle favole. Personaggi, luoghi e vicende creavano un intreccio di credenze valide per gli adulti. Più precisamente fornivano schemi di condotta morale e di punizioni in cui si poteva incappare, sia per uomini che donne, quando non venivano rispettate le leggi universali (umane e sovraumane).

Ritorniamo a Biancaneve. Per chi volesse approfondire, un'opera di Silvano Petrosino "Le fiabe non raccontano favole" edito da Il melangolo, è uno spaccato dettagliato e preciso di alcune tra le storie più amate.

Biancaneve, dunque, è davvero una bellissima ragazza che subisce però l'invidia di Grimilde, altrettanto bella, ma intrappolata nel fantasma della sua bellezza. Accorgendosi dello sfiorire degli anni teme che la sua avvenenza sia il suo unico pregio e valore. Biancaneve diventa una nemica da distruggere proprio perchè accecata dalla follia di voler essere eternamente perfetta. Dove la perfezione coincide con la sua beltà esterna e di immagine da rispecchiare.

Questo "insegnamento" si potrebbe considerare a favore di ogni donna e di tutte le donne. A che cosa conduce dedicare tutte se stesse alla sola bellezza che sfiorisce? Perchè inoltre cadere nella trappola della gelosia e dell'invidia che distrugge la forza della cooperazione femminile?


E veniamo al maschile. I sette nani di Biancaneve sono un prezioso insegnamento anche per gli uomini. Biancaneve accolta nella casa del bosco, trova questi ometti che lavorano nella miniera di diamanti preziosi. Apparentemente vivono una condizione di inesperienza relazionale. Lavorano ma non sanno badare alla casa e nemmeno a se stessi. Brontolo è l'eterno arrabbiato, pisolo sempre assonnato, gongolo il goloso della situazione. La storia ci sta dando l'immagine di come può presentarsi un ragazzo non ancora diventato uomo. Sono tratti, diremmo oggi, adolescenziali che ricercano ancora una madre piuttosto che una compagna di vita. E come potrebbero? Tuttavia i nani hanno conservato l'aspetto sensibile e premuroso di fronte al dramma che colpisce Biancaneve. Piangono la sua morte (un sonno misterioso) e cercano di proteggerla dalla vecchia Grimilde con la sua mela avvelenata. I nani sono capaci di coraggio e altruismo.


Il sonno di Biancaneve è il torpore in cui cade ogni ragazza che si ritrova donna d'improvviso. Sente che il suo corpo può generare e che si sviluppa in lei il potere di essere una benedizione per molti. E' lei stessa un tesoro.

Il principe, l'unico uomo della storia non sveglia Biancaneve per la sua bellezza ma perchè il solo che risponde al desiderio di amore come amante. Se ricordate, il cacciatore non uccide Biancaneve come spinto da una pietà paterna che lo porta a salvarla, a costo di perdere la sua stessa vita.


Infine, se ancora non fosse sufficiente, riportiamo due momenti di un altro classico: Bambi. Disney ne fece nel 1942 il 5° classico tratto dal romanzo di Felix Salten "Bambi, la vita di un capriolo" (1923). La prima scena riguarda la nascita del cucciolo accolto da tutti gli animali come il nuovo principino della foresta. Un lieto evento che vede la madre di Bambi prodiga nel ruolo femminile che si direbbe uno stereotipo. D'altronde la cura del cucciolo avviene all'interno di una tana sicura e protetta proprio grazie a chi veglia su di loro. In lontananza vediamo il padre, principe della foresta, che osserva il piccolo pur continuando a proteggere dai pericoli dell'uomo tutti gli abitanti del bosco.

Se fossero davvero sessiste le favole non assisteremmo all'inversione di ruoli e compiti. La mamma, così dolce, cade quasi come combattente che con coraggio lotta e protegge il più debole. Il padre che appare lontano e distante si fa vicino e custodisce con tenerezza e nel dolore della perdita quanto di più prezioso ha, andando oltre ruoli e doveri imposti.


Le fiabe sono davvero sessiste?















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