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  • Immagine del redattoreFederica Lampugnani

Per stare bene sui banchi e negli anni che verranno


Sfido molti degli adulti di oggi a guardarsi indietro e ripensarsi negli anni in cui settembre voleva dire scuola. Non solo a tornarvi con il pensiero ma con tutto se stessi: con le sensazioni, le emozioni, i ricordi spontanei. A vedere che cosa c'è in un archivio che può diventare opaco, barriera e anche vuoto. Questo perché la scuola ha significato e significa ancora oggi non sempre ciò che dovrebbe portare con sé. Prima di tutto: gioia. Quando un ritorno in classe risuona in questo modo allora significa che il mandato educativo ha fatto centro. Quando rivedere amici, insegnanti, professori diventa un momento di festa, dopo le vacanze, ci stiamo veramente avvicinando alla meta.

Purtroppo accade che i vissuti e le memorie dei piccoli e giovani di oggi, sono le stesse di chi a settembre ora non attende più il suono della campanella. Magari che sperimenta però la stessa angoscia nel rientro in ufficio tra colleghi e mansioni e appuntamenti.

Quanto è importante dunque chiedere, notare, rispettare, accompagnare gli stati d'animo di tantissimi bambini e adolescenti che varcheranno a breve classi, corridoi e cortili.

"Imparerai tante cose", diranno. "Ci sono tanti bambini", aggiungeranno. Ma per i più piccoli la scuola, quando non esprime la sua vocazione, può diventare una vera tortura. O quando alle scuole medie e superiori si dovrà combattere con l'inesperienza umana e l'analfabetismo emotivo di tanti docenti. Ecco, quanto è fondamentale che vengano premiati e riconosciuti gli insegnanti che amano il loro mestiere e trasformano loro stessi per incontrare chi hanno di fronte.

Mi viene in mente questo cartone per i più piccoli che va in onda dal 2012. Le avventure del dolce tigrotto Daniel Tiger che scopre con la sua famiglia il quartiere, gli amici, i negozi e soprattutto se stesso. Una finzione d'altronde. Basterebbe però qualche minuto per osservare la scuola di Daniel e l'insegnante che qui si può incontrare. Quasi magica e innaturale. O forse semplicemente, siamo così abituati a non credere più nella scuola. Ad averla data per persa. Forse addirittura morta.

Ecco perché vedere dalle ceneri risorgere educatori e maestri che sfidano gli standard e valicano, rimettendoci in prima persona, muri di burocrazia senza senso, dà fiducia. E ancora, che un cartone non è forse solo fantasia , ma la prova che l'educazione segna il tracciato e permette di spingersi oltre. Là dove settembre e la prima campanella diranno un po' di paure e di mal di pancia certamente ma anche, lo desideriamo, della gioia di sfiorare tantissime giovani vite.

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