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  • Immagine del redattoreFederica Lampugnani

Educare: un artigianato di lusso

Se pensiamo al mondo degli educatori, di tanti tantissimi, che lavorano con impegno, professionalità, competenze e dedizione. Se pensiamo a questo universo sotterraneo e nascosto ci possiamo rendere conto di questo esercito di invisibili. Lavoratori, esperti dell'educazione, fondamentali che stanno nelle scuole, nei centri estivi, nelle comunità, entrano nelle case e nella vita delle famiglie. Dove c'è bisogno, fatica, sofferenza, disabilità e povertà sociali.

Molte ragazze soprattutto e donne che si spendono credendo nella possibilità di farsi carico del domani. Di situazioni che possono essere migliorate anche a beneficio di tutti, quando si riesce a prevenire e accogliere grandi fragilità e bisogni ( anticamera di violenza e delinquenza).

In tutto questo il riconoscimento, il sostegno e il potenziamento degli educatori rimane solo un anemico ritaglio da parte delle istituzioni e dei servizi sul territorio. Quasi un obbligo da adempiere ma la fastidiosa spesa di capitali ingenti destinati ad altro. Di più produttivo.

D'altronde, dicono, educare non produce e la cultura non rende. Abbiamo, tutti noi, infatti creduto che potevamo investire e pagare (caro) una manicure, un nuovo taglio di capelli piuttosto che dare credito a chi prende per mano i più piccoli e gli ultimi. Non si tratta però di sostenere alcuni, un elite di professionisti, che vendono l'anima del proprio mestiere sociale. Coloro che propongono corsi secondo la metodologia della moda di turno. Quanto credere che è responsabilità e investimento, per il futuro di tutti, sostenere il lavoro educativo. Degli educatori e delle educatrici. Non siamo influencer, crediamo solo che la vita può avere una dignità maggiore con cui le mode e il superfluo non avranno mai modo di competere.


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